La storia dei jukebox ha inizio nei primi anni del Novecento, per la precisione nel 1927 quando vengono realizzati i primi modelli contraddistinti da coperture in plastica e in grado di suonare 10 dischi 78 RPM su entrambi i lati.

Dopo la grande depressione del 1929, che aveva “demoralizzato” il sogno americano, la Wurlitzer, in origine azienda dedita alla costruzione di pianoforti automatici, realizza nel 1933 il suo primo jukebox, legando da allora il proprio nome a quella dei jukebox.

Un’intuizione vincente che premiò l’azienda di Cincinnati, fondata dal tedesco Franz Rudolph Wurlitzer, che di quel primo modello di jukebox vendette circa 40.000 esemplari, un vero e propri record mai più eguagliato nella storia del jukebox.

Comprendendo l’enorme appeal e la grande diffusione della nuova macchina, molte altre aziende, come la Seeburg, la Ami e la Rock-Ola, seguirono l’esempio della Wurlitzer dando vita tra il 1930 e il 1960 a una vera e propria battaglia che aveva come premio il primato nel mercato americano dei juke-box.

Una nota di merito la conquistò la Ami che fu la prima a lanciare con ben tre anni di anticipo, nel 1927, il primo fonografo a moneta e a conquistarsi il titolo di principale casa produttrice di jukebox in Europa (sebbene non ebbe mai il primato nel mercato americano).

Storia dei jukebox: la grande ascesa

In pochissimi anni il mercato venne invaso dai jukebox e le diverse case costruttrici cominciarono a proporre modelli differenti per funzionalità e design. In generale, la maggior parte degli apparecchi realizzati in questi anni avevano il mobile in legno e consentivano la selezione di un massimo di 12 dischi a 78 giri, quest’ultimi disposti in una pila verticale dalla quale venivano estratti e suonati.

Fu la Seeburg a lanciare nel 1938 una novità, proponendo il primo jukebox decorato con le plastiche illuminate. Una rivoluzione che in breve tempo divenne molto popolare e che portò le altre aziende produttrici a proporre modelli simili, molto più accattivanti rispetto ai precedenti.  La “lotta” si fece accessi e ogni anno veniva prodotto un nuovo modello di jukebox che veniva venduto ai noleggiatori i quali, a loro volta, avevano il compito di affittarlo ai gestori dei locali, mentre i “vecchi” jukebox erano consegnati ai locali più piccoli o addirittura demoliti, sebbene perfettamente funzionanti. Unica eccezione la Wurlitzer che ebbe l’intuizione di realizzare un mobile in grado di adattarsi a qualunque tipologia di meccanismo interno.

La ricerca di un’estetica sempre più curata portò nel 1940 all costruzione del primo jukebox con la caratteristica forma ad arco nella parte superiore, un’idea brillante che, non a caso, influenzò il design dei jukebox per almeno 10 anni.

Storia del jukebox: la conquista del grande pubblico

Se fino ad ora il jukebox era stato un apparecchio riservato esclusivamente ai noleggiatori, la via intrapresa dalla Wurlitzer inaugurò un nuova stagione.

Subito dopo la fine della guerra, l’azienda americana intraprese una straordinaria compagna pubblicitaria che si rivolgeva non solo agli operatori del settore ma al grande pubblico. Fu così che il Wurlitzer 1015 divenne il simbolo della rinascita e del desiderio di divertirsi dei giovani americani del dopo-guerra, un vero e proprio must che ogni locale doveva avere se voleva conquistare e attrarre il pubblico giovanile.

storia del jukebox wurlitzer

Intorno al Wurlitzer 1015 si scatenò una vera e propria febbre che portò non solo alla costruzione di ben 50.000 esemplari e alla realizzazione di una serie di gadget che riproducevano il mitico jukebox. Un successo tale che salvò il Wurlitzer 1015 dalla sorte toccata ai suoi predecessori; il modello infatti non venne mai ritirato dal commercio per essere sostituito nuove versioni, anzi venne aggiornato in modo che potesse funzionare anche con i 45 giri.

La Seeburg non stette a guardare e produsse ne 1948 il jukebox M100A, un modello che permetteva di scegliere tra ben 100 dischi (50 dischi a 45 giri su entrambi i lati) contro i 12 dei jukebox “standard”, confermando così il suo primato di azienda sempre all’avanguardia in fatto di tecnologia.

La Wurlitzer riuscì a rispondere al nuovo modello solo nel 1952, mente la AMI si distinse negli anni Sessanta per il modello 200 che richiamava nel design il fantascientifico e l’avventura aerospaziale iniziata in quei anni.

Fu questo un momento di grande fermento che continua anche negli anni Settanta con modelli come l’ESTD3 Sunstar della Seeburg(1976), un jukebox unico caratterizzato dalla brillantezza dei vetri colorati, interamente realizzato in plastica dura e dotato di tastiera con 10 tasti e indicatore dei brani che consentiva una facile scelta del disco.

Gli anni Settanta furono un periodo di grande fortuna per la storia dei jukebox che conobbe, invece, nel decennio successivo un progressivo declino a causa dell’avvento delle radio private e dell’elevata tassazione imposta dagli Stati a chi riproduceva musica in pubblico.